Visto il numero di persone che a causa della pandemia ci hanno lasciato è forse questo il momento più giusto di altri per condividere la conclusione alla quale sono giunto, dopo una ricerca durata anni e tanto studio, ovvero, che la morte non è la fine della nostra esistenza. Premetto che io non sono una persona “credulona”, né tanto meno mi faccio abbindolare da chicchessia, solo perché è diventato famoso o dice di essere l’illuminato di turno. Direi piuttosto che come ogni buon Capricorno, uso la logica e il pensiero deduttivo, unitamente al mio maestro interiore, o guida spirituale, di cui un giorno ti parlerò. La sigla N.D.E. sta per Near Death Experience, che tradotto letteralmente vuol dire “esperienza vicino alla morte” lo ricordo sempre perché è di questo che parlerò in questo podcast. Se hai perso le puntate precedenti, ti consiglio di ascoltarle, perché troverai informazioni importanti su questo argomento.
UNA STORIA VERA
Adesso ti dirò uno dei motivi per cui sono arrivato all’assoluta certezza che esista un’altra vita dopo questa, quantomeno, uno dei tanti che mi hanno convinto che ci sia. Tra le N.D.E. più eclatanti e meno contestabili o attaccabili sotto ogni punto di vista, che io abbia mai sentito raccontare o abbia letto, c’è quella di Eben Alexander, neurochirurgo di fama e scienziato, professore alla Medical School dell’Università di Harvard di Boston da quindici anni, ovviamente dell’allora periodo in cui uscì il suo libro, tradotto in lingua italiana, intitolato: “Milioni di farfalle”, edito dalla Mondadori. Il professor Alexander racconta che ad un certo punto della sua vita, senza sapere neanche come, si ammalò di una rara forma di meningite batterica, quindi una delle forme più letali e devastanti di meningite conosciute. Questa infezione colpisce il cervello e praticamente lo distrugge irrimediabilmente, sempre. Almeno fino a quel momento era questo il triste responso dei medici, suoi colleghi, che lo presero in cura. Entrato inesorabilmente in coma, come era inevitabile che fosse, il suo cervello semplicemente smise di funzionare, tutte le attività elettrochimiche che prima produceva quando era in salute, ora erano del tutto assenti, e a tutti i livelli. Il suo cervello era interamente ricoperto da uno strato di sostanza vischiosa, e le scansioni, radiografie, encefalogrammi, non rilevavano il ben che minimo segnale di attività. Il suo cervello era del tutto spento. Ma è proprio da quel momento in poi, che Alexander parte per un viaggio meraviglioso fuori dal corpo, durato una settimana intera. Ma non voglio anticiparti nulla e andiamo per ordine, com’è mio solito fare.
IL SUO CERVELLO SMETTE DI FUNZIONARE
Eravamo arrivati al punto che, come lui stesso racconta nel suo libro, il suo cervello smette semplicemente di funzionare, ogni attività cerebrale, assente, non un singolo impulso, neanche il più remoto, veniva prodotto dal suo cervello, ormai invaso totalmente dall’infezione. A questo punto è necessario premettere che il prof. Alexander era tra quelli che non credevano assolutamente nell’Aldilà, né tanto meno allo spirito o all’anima. Ma da buon scienziato la sola idea che poteva accettare era quella dettata del sapere medico-scientifico, dove tutto è frutto e prodotto dei processi elettrochimici del cervello. Secondo il suo parere di allora, da esperto e uomo di medicina, una volta spento, il cervello non poteva contenere nessun tipo di coscienza, e di conseguenza nulla poteva sopravvivere al totale azzeramento delle funzioni cerebrali. Ma per darti una chiara idea di cosa pensasse prima dell’esperienza, che lo ha portato a viaggiare fuori dal corpo, ti riporto le sue esatte parole estrapolate del suo libro: Scrive: “Quando il cervello è assente, anche voi siete assenti. Essendo un neurochirurgo, nel corso degli anni mi era capitato di sentire molte storie di persone che avevano vissuto strane esperienze, di solito dopo aver subito un arresto cardiaco: storie di viaggi verso luoghi incantevoli e misteriosi, storie di contatti con parenti morti, perfino di incontri con Dio. Materia interessante, indubbiamente. Ma tutto questo, secondo me, era pura fantasia. Qual era la causa di quelle esperienze ultraterrene di cui tanto spesso si parlava? Non pretendevo di saperlo, ma ero certo che dipendessero soltanto dal cervello. Tutto ciò che è legato alla coscienza lo è. Se non hai un cervello funzionante, non puoi essere presente a te stesso. Questo perché il cervello è, per antonomasia, la macchina che produce la coscienza. Quando la macchina si guasta, la coscienza cessa. Per quanto complicati e misteriosi siano i reali meccanismi dei processi cerebrali, in sostanza la faccenda è molto semplice. Se staccate la spina, il televisore si spegne. Lo spettacolo è finito, non importa quanto possa esservi piaciuto.”
IL MIRACOLO DELLA GUARIGIONE
Ebbene, questa stessa persona entra in coma, ti ricordo con un cervello spento a causa dell’infezione devastante, e comincia a viaggiare in un’altra dimensione, un viaggio, lo ricordo, durato una settimana intera. Una delle più lunghe NDE note. Il suo corpo ovviamente venne tenuto in vita e nutrito artificialmente dalle macchine. Dopo una settimana, piano, piano, esce dal coma senza danno alcuno. Il suo cervello, caso più unico che raro, non aveva subito danni di nessun genere. Un vero e proprio miracolo sotto tutti i punti di vista, un evento quantomai inspiegabile dalla scienza medica, che creò, come puoi immaginare, gran stupore ed incredulità da parte di tutti i medici suoi colleghi, nonché amici, che lo monitorarono costantemente per tutto il periodo del coma, e che lo davano ormai per spacciato. Contraddicendo tutte le previsioni e le diagnosi che lo vedevano ormai perduto, o con un cervello lesionato a vita, se avesse avuto la sfortuna di sopravvivere, ad una tale infezione, si riprese invece completamente. Lentamente riacquistò la salute fisica e molto più lentamente quella mentale, e con essa, il suo sapere di scienziato, altra cosa che ha del miracoloso, secondo il parere di tutti i medici. Riprende così a vivere la sua vita di sempre, ma questa volta, con un’esperienza di vita in più, che lo segnerà per sempre. Ovviamente inizia a raccontare una storia durata una settimana intera. Non ti anticipo il libro perché è strabiliante a dir poco. Ma la considerazione importante è che, questa esperienza, oltrepassa di gran lunga il limite massimo in cui quasi tutte le altre esperienze di premorte si fermano, e apre una finestra sulla vita che ci attende dall’altra parte, con descrizioni, e scenari incredibili ed affascinanti.
UN MESSAGGIO DI SPERANZA DALL’ALDILA’
Ma desidero leggerti un altro piccolo stralcio tratto da libro del prof. Alexander perché in questo passo usa parole che aprono il cuore ad una speranza, che diventa certezza di una vita eterna, di cui tutti un giorno, faremo esperienza prima o poi: Lui scrive: “Durante il coma, non è che lavorasse in modo sbagliato, non lavorava affatto – sta parlando ovviamente del suo cervello. E continua: – Oggi credo che questo potrebbe spiegare la profondità dell’esperienza pre-morte che ho vissuto io stesso mentre ero in coma. Molte delle NDE raccontate si verificano quando il cuore di una persona smette di battere per un istante. In quei casi la neocorteccia è temporaneamente disattivata, ma in genere non troppo danneggiata, purché il flusso di sangue ossigenato venga ristabilito attraverso la rianimazione cardiopolmonare o il ripristino della funzione cardiaca entro quattro minuti circa. Ma, nel mio caso, la neocorteccia era morta. Stavo per imbattermi nella realtà di un mondo cosciente che esisteva completamente libero dai limiti del mio cervello fisico. La mia era, in un certo senso, una summa esasperata di esperienze ai confini della morte. In qualità di neurochirurgo con decenni di ricerche e di pratica in sala operatoria alle spalle, ero in una posizione privilegiata per giudicare non soltanto la realtà, ma anche le implicazioni di ciò che mi era accaduto. Quelle implicazioni sono straordinarie, al di là di ogni descrizione. La mia esperienza dimostrava che la morte fisica e cerebrale non segna la fine della coscienza, e che l’esperienza umana continua oltre la tomba. Ma, soprattutto, continua sotto lo sguardo di un Dio che ci ama e si prende cura di ciascuno di noi e della destinazione finale dell’universo stesso e di tutti gli esseri che lo abitano. Il luogo che visitai era reale. Così reale…”. Ma… mi fermo qui e lascio a te continuare la lettura del suo libro…
L’ESPERIENZA CHE CAMBIA LA VITA
Desidero piuttosto fare alcune puntualizzazioni importanti sull’esperienza del prof. Alexander. La prima cosa è che una volta uscito dal coma, era una persona diversa, o meglio, ancora lui, ma con qualcosa in più. Il suo patrimonio scientifico e medico, cui faceva riferimento da una vita fatta di studi, tutto il suo sapere che fino a quel momento era stato il suo credo, una volta tornato a vivere, viene elaborato sotto una luce diversa. Lui stesso nel libro scrive che, pur mantenendo le certezze del suo sapere scientifico, ora non poteva più negare la schiacciante evidenza di quello che aveva vissuto fuori dal suo corpo quando era in stato di coma, e che questa esperienza lo aveva completamente cambiato. Le esperienze vissute, è il caso di dirlo, in un’altra dimensione, a suo dire reali, come, e più della realtà di ogni giorno, facevano ormai parte del suo bagaglio di conoscenze in maniera indelebile.
LE PROVE SCIENTIFICHE SUI CASI DI PRE-MORTE
Altra cosa importante da sottolineare è che, alla fine del libro, in un paragrafo dedicato, egli stesso, utilizzando tutte le sue conoscenze professionali e scientifiche sul funzionamento del cervello, effettua un’analisi di ogni possibile spiegazione scientifica al fine di confutare ogni più piccola possibilità, o eventualità, su come il suo cervello avrebbe potuto creare in qualche modo tale esperienza. La conclusione ad una lunga sfilza di molte pagine scritte, di possibili spiegazioni scientifiche però, che ti consiglio di leggere, finisce sempre con la stessa conclusione. Il suo cervello nelle condizioni in cui era ridotto, non avrebbe mai e poi mai potuto svolgere alcuna attività funzionale, neanche la più piccola o semplice, figuriamoci creare, elaborare, e memorizzare, un’intera settimana di ricordi. Ovviamente questa è, come già detto, una delle più eclatanti e lunghe esperienze di premorte mai avvenuta, ma la sfilza di storie personali vissute e raccontate dalle persone che le hanno provate direi sulla propria pelle, sono un numero esorbitante, e non solo di questo Secolo, come ti ho spesso ricordato. Se avrai la pazienza di seguirmi, continuerò a parlarti dei piccoli, grandi segreti, e delle storie che hanno dell’incredibile, dell’inimmaginabile, di cui la nostra vita è costellata e che spesso prendiamo sottogamba o releghiamo a mere dicerie. Il mio scopo è quello di far sì che tutti possano, con la loro testa, arrivare a farsi un’idea di come sia meraviglioso il viaggio che stiamo compiendo, coscienti di ciò che siamo e di cosa potremo essere un giorno in questa vita.
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